Incontriamo Oliva Masini, direttore di Previndai, nella sede del Fondo a Roma. Previndai è il principale Fondo di Previdenza complementare per i dirigenti industriali, nonché uno dei più importanti dell’intero settore grazie ad un patrimonio di oltre 11 miliardi di euro per 80.000 iscritti. Una lunga e piacevole chiacchierata ci ha portato a spaziare molto, dal più ampio contesto della Previdenza complementare alle particolarità legate alla bilateralità all’interno della quale opera Previndai, fino alla gestione delle attività di Comunicazione.
Per un fondo di previdenza complementare, qual è Previndai, la reputazione assume un ruolo fondamentale. Stiamo parlando, infatti, di risparmi che la gente affida al Fondo nella speranza che fruttino nel lungo periodo per una vecchiaia più serena…
A mio giudizio l’aspetto reputazionale per un fondo contrattuale come il nostro vede coinvolti soprattutto gli iscritti, perchè le risorse che noi gestiamo altro non sono che il futuro reddito dei dirigenti nel momento del pensionamento. La reputazione, in questo senso, si costruisce offrendo strumenti di gestione calibrati all’orizzonte temporale di ciascuno e al livello di rischio/rendimento che si vuole assumere. Sostanzialmente è questa l’attesa dei nostri iscritti, la gestione al meglio delle loro risorse avendo sempre ben presente che non facciamo finanza speculativa ma investimenti previdenziali traguardati nel lungo periodo.
Per questo stiamo molto attenti all’evoluzione normativa, alle analisi finanziarie di medio e lungo termine, alla situazione economica e geopolitica europea e mondiale e cerchiamo di compiere scelte adeguate e ponderate, non basate su singoli avvenimenti. L’immagine esterna del Previndai non è data tanto dai convegni che facciamo o dall’informazione generalizzata, quanto, piuttosto, dall’ultima pagina del certificato assicurativo o dall’estratto conto che, ogni anno, mandiamo al singolo iscritto che verifica “di persona, personalmente”, come direbbe il commissario Montalbano, la sua posizione e il rendimento dei suoi risparmi. Forse non sono sempre cifre da stappare lo champagne, come ad esempio lo scorso anno per i comparti più rischiosi, ma vedono nel tempo un progressivo rialzo e, soprattutto, nei limiti del possibile, sicuro.
Resta, comunque, al singolo iscritto decidere il grado di rischio del suo investimento.
La libertà di scelta è fondamentale. Noi mettiamo a disposizione dei nostri iscritti strumenti differenti d’investimento. Nello specifico: rischio molto basso equivalente a rendimento molto stabile nel tempo ma basso nei valori; rischio medio alto con rendimenti nel lungo periodo tendenzialmente più alti; infine un mix di investimento, soluzione questa molto apprezzata dagli iscritti, che consente di dividere la singola posizione su più comparti e ottenere una combinazione di investimenti differente e personalizzata.
In tutti i casi, il solo a scegliere è sempre il singolo dirigente che meglio di tutti conosce il suo orizzonte temporale, le sue prospettive lavorative e le coniuga con la sua propensione al rischio.
Negli ultimi anni hanno fatto tendenza i cosiddetti life-cycle, investimenti finanziari con abbinamento automatico a più comparti anche nei fondi integrativi previdenziali…
A mio giudizio questo tipo di scelta funziona per chi ha un periodo di iscrizione al Fondo definibile fin dall’inizio per quanto riguarda la durata, una condizione scarsamente applicabile a un fondo come il nostro.
Difficilmente un dirigente, infatti, sa esattamente quando andrà in pensione o la durata del suo rapporto di lavoro; è una categoria con una forte mobilità aziendale, con passaggi verso la libera professione o l’imprenditoria. In alcuni casi è anche possibile, a certe condizioni, riscattare quanto maturato utilizzando la posizione di previdenza complementare come una sorta di ammortizzatore sociale.
Cioè se un iscritto ha bisogno di soldi per una determinata contingenza, può fare richiesta al Previndai?
Esattamente. Ad esempio nel periodo che ha seguito la crisi del 2008, il numero dei riscatti è stato più robusto rispetto ad altri momenti. Come dicevo, i dirigenti hanno un turn-over molto più accentuato rispetto ad altre categorie. In più esistono le “anticipazioni”, l’iscritto cioè si può prendere una bella fetta della sua posizione ad esempio per comprare casa, per sé o per i figli.
Se non ci sono queste esigenze, l’anticipazione “libera” riguarda una quota di posizione più contenuta. Ecco la ragione per cui la funzione life-cycle di cui parlavamo poco si adatta a un fondo complementare come il nostro. Ciò non toglie che, in futuro, si possano studiare strumenti del genere, da mettere a disposizione di chi non vuole preoccuparsi della gestione delle sue risorse; sarebbe comunque necessario da parte del Fondo uno studio mirato, molto approfondito, della popolazione.
Conoscere per decidere è l’antica massima che dovrebbe guidare la nostra vita. Purtroppo non sempre è così e l’informazione dovrebbe riempire i vuoti di conoscenza.
Assolutamente sì, per questo amo parlare della “previdenza delle scelte”. Il problema dell’informazione è ai primi posti per la previdenza complementare e comincia quando occorre scegliere se aderire o meno. Purtroppo noi non conosciamo i nostri non iscritti, né abbiamo modo di contattarli.
Nelle grandi aziende il problema è relativo perché esistono strutture interne che si fanno carico di fornire al neo dirigente tutte le informazioni necessarie, comprese quelle previdenziali, riguardanti il suo nuovo status ma così non è nelle realtà aziendali più piccole. Paradossalmente non abbiamo tanto il problema di convincere il singolo dirigente a iscriversi al Previndai – l’adesione è una libera scelta – ma, semplicemente, quello di raggiungerlo per informarlo delle sue opportunità previdenziali. Le aziende, infatti, non possono, data la sacrosanta normativa sulla privacy, comunicare al Fondo i dati di questi dirigenti fintanto che non hanno scelto di aderire…
Tornando al tema della reputazione di cui abbiamo parlato all’inizio…
La reputazione è figlia di tutto questo. È la cartina al tornasole del nostro lavoro. Lo vedo quando parliamo con i nostri iscritti e riscontro feedback positivi. La reputazione in Previndai la costruiamo giorno per giorno. Un esempio banale: su Linkedin qualche giorno fa mi ha scritto un dirigente chiedendo una risposta a un quesito specifico non personale. Per mia natura sono sempre molto attenta a questo tipo di sollecitazioni e ho, quindi, trasferito la richiesta ai nostri uffici che hanno immediatamente preso contatto con il dirigente dando le informazioni del caso, riscontrando soddisfazione per le risposte ottenute e, soprattutto, della chiamata.
È un esempio che riguarda uno degli 80.000 iscritti al Previndai, ma denota anche il livello di attenzione che dedichiamo a ognuno di essi. È un impegno nei confronti della trasparenza, del rigore delle scelte e della gestione che applichiamo ogni giorno, perché la reputazione del Fondo è un capitale che è stato costruito in oltre 25 anni, che ha un enorme valore ma che non dà diritto a nessuna rendita se non viene continuamente alimentato.